Psiche, Venezia, Pasquali, 1744

 CORO DI GRAZIE E DI AMORI
 
    Grazie ed amori,
 per noi si onori
 un sì bel giorno,
 giorno ch’è sacro
5a Citerea,
 l’amabil dea
 della beltà.
 
    Vita del mondo
 tu sola sei,
10piacer giocondo
 d’uomini e dei,
 seme fecondo
 d’ilarità.
 
 VENERE
 Non amori, non grazie,
15mia cara un tempo e mia gentil famiglia,
 ma tristezze, ma furie
 mi circondino il fianco.
 L’esser Venere e diva
 fa più acerbo il mio duol, perché più grave
20fa il torto mio. Chi accende
 più al mio nume gl’incensi?
 Chi più l’are m’infiora?
 Donna mortal dunque rapito il culto
 mi avrà, me sofferente? E tu, reo figlio,
25mi vendichi così? Forse l’oltraggio
 ti tacqui? E te dell’ira
 non sei ministro? E forse
 non aggiunsi al comando e preghi e vezzi?
 Ma pentir ti farò, figlio infingardo;
30ed invano implorando umil perdono,
 ti farò sovvenir che madre io sono.
 
    Madre di Amor né dea
 più Citerea non è.
 Forma mortal poté
35contendermi e rapir
 l’impero di beltà sovra de’ cori.
 
    L’offesa punirò;
 ma pene non avrò
 eguali all’onte mie né a’ miei furori.
 
 MERCURIO
40Né quando il vago Adone
 l’erbe del sangue suo rendea vermiglie
 né quando ardean le fiamme
 del possente Ilion la reggia amica,
 sì turbati mai vidi i tuoi begli occhi.
 VENERE
45Né cagione ebbi mai di tanto affanno.
 MERCURIO
 Donde il tuo duol?
 VENERE
                                     Mercurio, ascolta. In Pafo
 donna v’ha che mi usurpa
 delle turbe vassalle i grati omaggi.
 Si lasciano Citera e Cipro e Gnido
50per vagheggiar nella rival superba
 le ingiurie mie. L’appella
 chi nova Citerea
 e chi, vedi menzogna! ancor più bella.
 Pur la menzogna ha laude
55e a chi più sa mentir vieppiù si applaude.
 MERCURIO
 Saria Psiche costei? Di sua bellezza
 fino al seggIo di Giove è giunto il grido
 VENERE
 Bella è, sì, ma mortale.
 Luce, ch’è involta nel corporeo fango,
60non è luce sincera,
 è un color ch’è accidente, un ben caduco;
 e qualunque ella sia, non è che un mio
 raggio e favor, quai sono gli astri ancora
 del pianeta maggior raggi e scintille.
 MERCURIO
65Ma se fral la conosci, a che la temi?
 Diva ne sei. Femmina è Psiche. Aspetta
 da breve età la tua maggior vendetta.
 
    Donna già fresca e bella
 e che non è più quella,
70quella che un tempo fu,
 pace non trova più né più diletto.
 
    Al suo cristallo invano
 si adorna e si consiglia.
 Gettal da sé lontano
75e lo calpesta e spezza.
 Ed ei, spezzato e franto,
 a lei raddoppia intanto
 dell’egra sua vecchiezza il tristo oggetto.
 
 VENERE
 No no. Lieve è quell’ira
80che può soffrir. Mal vendicato è il torto
 che ha il rimedio dal tempo. Il figlio mio
 a quest’ora all’indegna
 con stral di piombo avrà passato il core;
 già languirà l’altera
85per uom vile, mendico, egro, deforme;
 e sposa amante a sì gentil marito,
 la mostrerà tutta la Grecia a dito.
 MERCURIO
 Oltre la tua speranza
 ben ti servì Cupido. Amante è Psiche
90d’uom non già ma di mostro,
 fiero, crudel, peggior di serpe e d’aspe.
 Al tergo ha l’ali e spira fiamma e tosco;
 e di cori fa strazio e se ne pasce;
 e intorno a lui stanno sospiri e ambasce.
 VENERE
95Che ascolto! E sarà ver? Punita è l’empia?
 Amor fe’ sì bel colpo?... Ah, tu m’inganni.
 MERCURIO
 Sono avvezzo a soffrir dal tuo bel labbro
 l’accusa di bugiardo.
 Vien meco ed al suo sguardo
100quella fede darai che a me ricusi.
 VENERE
 So che il mentir ti piace; e al menzognero
 mal si crede anche il vero.
 
    Mirti e rose, a me d’intorno
 novo serto e novo omaggio
105apprestate. Ho vinto. Ho vinto.
 
    Vendicato è il grave oltraggio;
 né vedrò più, con mio scorno,
 l’are vote e il foco estinto.
 
 MERCURIO
 Misera! Non sa ancor tutti i suoi mali.
110Ma dire a lei non mi sofferse il core
 che tradito è il suo sdegno
 e che di Psiche è innamorato Amore.
 CORO DI ZEFFIRI E PIACERI
 
    Bella Psiche,
 sopra ogni altra amante e sposa
115ben puoi dirti avventurosa
 e chiamar le stelle amiche.
 Bella Psiche.
 
 PARTE DEL CORO
 
    Passa amor dagli occhi al core
 e vi porta angosce e pene.
120V’entran seco e brama e spene,
 gelosia, tema e rancore.
 
 L’ALTRA PARTE DEL CORO
 
    Ma per te, non visto oggetto,
 pria che amar, si fa godere;
 ed hai l’uso del piacere,
125senza smania dell’affetto.
 
 TUTTO IL CORO
 
    Bella Psiche,
 sopra ogni altra amante e sposa
 ben puoi dirti avventurosa
 e chiamar le stelle amiche.
130Bella Psiche.
 
 PSICHE
 Imperfetto piacer! Misero amore!
 Se l’amore è un desio del bel che piace,
 se un possesso è il piacer del ben che s’ama,
 come amare poss’io quel che non veggio?
135Come quello goder che non conosco?
 Amo nel mio diletto
 l’idea ma non l’oggetto.
 E quando all’alma mia bello il dipingo,
 non l’amo qual egli è ma qual mel fingo.
140Quindi mi vien timore
 che men vago mel finga il mio pensiero
 e abborro il finto e amar non posso il vero.
 
    Ardo, per chi non so.
 L’occhio veder non può
145ciò ch’arda il core.
 
    Ignoto idolo mio,
 per pace del desio,
 o scoprimi la face
 o toglimi l’ardore.
 
 AMORE
150Terreno cor non è mai pago a pieno.
 Psiche, al tuo ben che manca?
 Qui stabil primavera,
 senza gel, senz’ardore, a te fiorisce.
 Qui de’ più eletti cibi
155imbandite hai le mense.
 Gli ori e le gemme, oggetto
 di avidità, non che al tuo sesso, al nostro,
 qui fa vili la copia; e tale hai sposo,
 per cui lieta esser puoi più ch’altra in terra,
160sposo ch’idolo altrui ti fe’ suo nume,
 sposo, in cui tieni avvinto
 l’arbitro di ogni core
 e che sol per più amarti è tutto amore.
 MERCURIO
 Dietro que’ mirti inosservata ascolta.
 VENERE
165Quella è la mia nimica.
 MERCURIO
                                             E quegli è il mostro.
 AMORE
 
    S’ami chi t’ama,
 mia sola brama,
 perché sospiri,
 cara? Perché?
 
170   In me il tuo amore
 goda contento,
 quale il mio core
 gode anche in te.
 
 VENERE
 Che mai son giunta ad ascoltar? D’amore
175Amor favella a Psiche? Oh vile! Oh indegno!
 PSICHE
 Signor, se dal mio seno
 rispingessi un dolore,
 figlio della ragion più che del senso,
 mostrerei di amar meno
180il donator che i doni.
 Ti è caro il mio piacer? Fa’ ch’io lo miri.
 Tu l’hai nel tuo sembiante. A che mel neghi?
 AMORE
 Spesso avvien che l’uom preghi
 ciò che misero il renda; e spesso il dono
185negato è grazia, ove concesso è pena.
 Odia, Psiche, il tuo voto.
 Se mi vedi, io ti perdo e tu perdi.
 Sta nell’arcano mio la tua fortuna.
 Godi ’l ben che ti lice;
190né cupido desio roda, qual tarlo,
 il tuo dolce riposo. Io so che desto
 te l’hanno in sen le tue
 sorelle, anzi nimiche.
 Tel dissi. Ai lor consigli
195non prestar fede. Il loro amore è guasto;
 invidia lo corruppe e fraude il regge.
 Portin da te lontano il lor veleno
 né t’infettino più. Se m’ami, o sposa,
 chiedi all’alma il suo bene e non agli occhi.
200Sarà lieto il tuo amor, sinch’ei fia cieco.
 PSICHE
 Signor, non portai meco
 altra dote al tuo amor che un’alma umile.
 Se il mio onesto desir ti offende e spiace,
 merto fo dell’ossequio e mi do pace.
 AMORE
 
205   Non ti accenda,
                                  idolo mio...
 PSICHE
    Non mi accende,
 
 A DUE
 
 Altro voto, altro desio...
 
 AMORE
 
 Che di amarmi e di gradirmi.
 
 PSICHE
 
 Che di amarti e di gradirti.
 
 AMORE
 
    Sei mia vita e son tuo sposo.
 
 PSICHE
 
210Son tua ancella e sei mio sposo.
 
 A DUE
 
 E al tuo vaglia o al mio riposo...
 
 AMORE
 Il piacer dell’
                            ubbidirmi.
                            ubbidirti.
 PSICHE
 Il piacer dell’
 
 MERCURIO
 Parton Psiche ed Amor. Tranquilli e chiari
 miro i tuoi rai, già sì sdegnosi e foschi.
215Diva ben ti dimostra
 cotesta tua sovranità di affetti.
 VENERE
 Eh, Mercurio, il mio sdegno
 non è che men divampi. A sé fa forza
 sol per pochi momenti.
220Psiche amante è di Amor; ma l’ama ignoto.
 Di scorgerlo ha vaghezza; e se lo scorge,
 infelice divien. Tale è il suo fato.
 MERCURIO
 La minacciata pena
 al desio sarà freno.
 VENERE
                                     Anzi fia sprone.
225Le cose più vietate
 sono le più bramate;
 e curioso affetto in cor di donna
 ad ogni altro preval. Le due là scorgi
 suore di Psiche. Lusinghiere in volto
230ma di rabbia e di fraude il sen ricolme,
 condurran l’opra al desiato fine.
 L’alte vendette mie già son vicine.
 MERCURIO
 
    Vedrò senza furor pria tigre offesa
 che senza sdegno in sen beltà oltraggiata.
 
235   E vedrò senz’ardor pria fiamma accesa
 e pria senza velen serpe calcata.
 
 ORGIA
 E matrigna e tiranna
 ben fortuna è con noi. Qual merto ha Psiche,
 onde i beni a torrenti
240a lei piovano in seno, a noi le angosce?
 Doleria, ira mi strugge.
 DOLERIA
 E me invidia divora, Orgia diletta.
 Tutto in questo sì ricco almo soggiorno
 parla del ben di Psiche.
245Flora segue i suoi passi.
 Spiega al cenno di lei Zeffiro i vanni.
 Spande Pluto i tesori.
 ORGIA
 Par che a gara gli dei
 qui le rendano omaggio. Al par di loro
250avrà ben tosto anche gli altari e i templi.
 DOLERIA
 Ah, se sì vago ancora
 fia quello sposo, onde le vien tal sorte...
 ORGIA
 Taci. Non dir di più, che mi dai morte.
 
    Un marito ebbi dagli astri,
255grave d’anni e sì geloso
 che né men lascia in riposo
 del pensier la libertà.
 
    Me con l’altre andar non mira
 giovinezza a liete danze;
260e solinga in chiuse stanze
 perdo il fior di verde età.
 
 DOLERIA
 
    Sposo avaro ottenni in sorte,
 in cui l’oro è sol vaghezza,
 per cui giace in sordidezza
265la negletta mia beltà.
 
    Non al sen purpurei panni,
 non al collo aurei monili
 ma fra lane abbiette e vili
 vesto sol deformità.
 
 ORGIA
270Ma fra tutti i miei mali,
 Psiche contenta è la maggior mia pena.
 DOLERIA
 Tal più non sia. L’arti ho già pronte all’opra.
 PSICHE
 Geloso il mio diletto
 che il vostro amore a lui talor m’involi,
275ne divide, o germane. Addio, non senza
 amarezza dell’alma, addio, mie care.
 DOLERIA
 Psiche, non il lasciarti
 ma il lasciarti infelice è il nostro affanno.
 PSICHE
 Altra di me più lieta il sol non vede.
 DOLERIA
280La disgrazia maggior di chi è tradito
 è il credersi felice.
 PSICHE
 Tu m’empi di sospetto. Io son tradita?
 DOLERIA
 Qual tuo ignoto amator...
 ORGIA
                                                Doleria, taci.
 Dona al suo dolce inganno un breve tempo,
285che tarda non vien mai grande sciagura.
 PSICHE
 Qual gel mi stringe il cor? Parla, se m’ami.
 DOLERIA
 L’oracolo di Delfo a te sovvenga;
 e d’inganno uscirai. Non mente Apollo.
 PSICHE
 L’oracolo rammento. A Psiche sposo
290sarà non uom ma fiero alato mostro.
 DOLERIA
 E colui che notturno
 sen viene e fugge il sole, ah, tremo in dirlo!
 non è ch’orrido drago. Ei vien da Stige
 queste a infettar, quando maggiore è l’ombra,
295tosco e fiamma spirando, aure vitali.
 PSICHE
 Misera me!
 ORGIA
                         Quanto ti miri intorno
 di pompa e d’or, tutto è bugia del guardo,
 è prestigio di Averno.
 Ei ti vieta il suo aspetto; e in caste piume
300ti abbraccia un mostro e tu ti fingi un nume.
 DOLERIA
 
    Dovunque striscia
 quell’angue orribile,
 rimane agli aliti
 la terra arsiccia
305e l’aria torbida
 e asciutto il fonte.
 
    Quando le tenebre
 dall’alto cadono,
 pastori ’l videro
310d’armenti pascersi
 e al fischio scuotersi
 la selva e il monte.
 
 PSICHE
 Non più, che di spavento
 sento mancarmi. Ora l’arcano intendo
315del suo venir, del suo partirsi ascoso
 e del divieto minaccioso e rio.
 Chi sa qual entro il petto idea rivolga...
 ORGIA
 Tenero cibo ancora
 potea ingoiarsi quell’immane belva,
320sepolta nel gran ventre, anziché morta.
 PSICHE
 Doleria, Orgia, pietà. Già cadde il giorno;
 l’ora si appressa; ed ecco,
 ecco forse per me la notte estrema.
 DOLERIA
 Orsù, questo nascondi acciar tagliente
325e con esso recidi, allor che in sonno
 profondo ei giace, l’esecrabil teschio.
 PSICHE
 Sì... ma... se...
 DOLERIA
                            Tu vaneggi,
 semplice, col tuo amor. Su, questa prendi
 lampada chiusa. All’uopo
330aperta ella dilegui i tuoi timori.
 Addio. Se cor non hai,
 degna sei de’ tuoi mali e tu li sai.
 ORGIA
 
    Luce e guida chiara e fida
 sono gli occhi,
335donde amore entra nel cor.
 
    Gli occhi fan di un vago aspetto
 all’idea la prima immago.
 Questa il mira e ne ha diletto
 e il piacer sveglia il desio
340e il desio diventa amor.
 
 PSICHE
 Batte il cor; cade il braccio; il piè vacilla;
 fosco è il guardo, egra l’alma;
 mi sospinge desio, ragion mi arresta.
 Ardo e agghiaccio; oso e temo; amo e abborrisco.
345Che fo? Colà riposa,
 sia mostro o nume, il mio fatale amante;
 ed io perdo il momento
 di un gran piacere o di una gran vendetta.
 Alza, su, vil mia destra, alza quel velo
350che chiude il mio destino.
 E tu, pallida face,
 le notturne dilegua... Oh dei! Che veggio?
 Un mostro... Un mostro, sì... ma di beltade.
 Dal biondo e sottil crine ambrosia stilla,
355nettare dalla fronte.
 Dormon grazie negli occhi,
 vegliano su le labbra.
 Bianche ali al tergo, a’ piè faretra ed arco
 d’avorio sculto e d’oro e gemme intesto.
360Venere, o non hai figlio o solo hai questo.
 
    Sì, ch’egli è Amor che dorme in molli piume;
 ma benché dorma ancora,
 d’arder e di piagar serba il costume.
 
    Nudo di strali è l’arco, i rai lucenti
365stan chiusi; e pur tu senti,
 cor mio piagato ed arso, il suo gran nume.
 
 Oimè! Perfida face! Incauta destra!
 Ardon l’argentee piume. Ei si risveglia.
 Misera Psiche!
 AMORE
                              Ah scellerata! Ah ria!
370Contra me foco e ferro? Ove ti ha tratta
 altrui malvagitade e tua sciocchezza?
 Paga ora sei? Mi ravvisasti? Io sono,
 sì, de’ numi il più grande. Amor son io,
 Amor che ne’ tuoi lumi
375posi i miei strali e insieme,
 fatto arciero e bersaglio,
 mi ferii da me stesso. Era tuo amante;
 e divenia tuo sposo.
 Tu sciogli ’l nodo. Il fato,
380più degli dii, più di Amor forte ancora,
 da te mi scaccia. Io parto, io fuggo, io volo,
 pien d’ira, di dispetto e di furore
 e d’odio ancor, se odiar potesse Amore.
 
    Se mi perdi, o core ingrato,
385non di Amore e non del fato
 ma sol lagnati di te.
 
    Troppo cupido desio
 ti fe’ porre in vile obblio
 il terror del mio divieto
390e il dover della tua fé.
 
 DOLERIA
 Orgia, sortì l’inganno.
 Vedi Psiche svenuta e questo vedi
 lieto albergo poc’anzi, or nudo scoglio.
 ORGIA
 Fuggiam dal suo dolor; fuggiam dall’ira.
 DOLERIA
395Come fuggir, se custodita intorno
 da spavento e rovina è l’erta rupe?
 ORGIA
 Zeffiro, a noi più volte amico e fido,
 batte i placidi vanni al nostro scampo
 e ne sostien sul dorso. Oimè! Già cado.
 DOLERIA
400Oimè il capo!
 ORGIA
                            Oimè il petto!
 DOLERIA
                                                        Ah Psiche.
 ORGIA
                                                                              Ah Psiche.
 MERCURIO
 Tra sterpi e sassi lacerate e frante,
 peran così quante malvagie ed empie
 del bel regno di Amor turban la pace.
 PSICHE
 Partì Amore? E ancor vivo?
405E vivo senza Amore?
 Ah, senz’amor non mai ma senz’amante.
 L’amor mi sta nell’alma e invan mi fugge.
 L’amante mi abbandona e invan lo cerco.
 Oh perfide sorelle! Oh mia funesta
410curiosità! Tu sola
 ogni bene m’hai tolto,
 ogni gioia rapita;
 e sol perch’ella è morte,
 mi lasciasti la vita.
 
415   La vita? ... Perché vivere
 dopo l’amara
 funesta perdita
 d’ogni mio bene?
 
    Fiume che gonfio e torbido
420queste circondi
 deserte arene,
 ne’ tuoi profondi
 gorghi ricevimi
 e seppelliscimi
425in notte eterna, in sempiterno orrore.
 Odio sol resta a chi ha perduto amore.
 
 MERCURIO
 Fermati; né quell’acque
 contamini tua morte. Il ciel tel vieta.
 Vattene. Cerca Amor. Venere fuggi
430che implacabil ti segue.
 PSICHE
 Perché fuggir? Il male
 che soffro è assai peggior di quel che temo;
 e s’io temer potessi,
 il mio dolore non sarebbe estremo.
 VENERE
 
435   Pur sei giunta alla tua pena,
 mia rival già sì superba.
 
    Debil torre, alzando il capo,
 ti credesti al ciel vicina;
 ma giacer con tua rovina
440ti farò tra il sasso e l’erba.
 
 PSICHE
 Veggo l’ira, o gran dea, né so l’offesa.
 VENERE
 Chi fa il torto l’obblia, non chi ’l riceve.
 L’are tu mi usurpasti, i voti, i templi.
 PSICHE
 Questa, qualunque sia, mia fral bellezza
445non vien da me. Son qual mi fece il cielo.
 E se qual femmi io piacqui, in che rea sono?
 Nel volto mio piacque del cielo un dono.
 Potea Psiche impedir gl’incensi e i voti?
 VENERE
 Potea non accettarli;
450ma fasto n’ebbe e amò l’error.
 MERCURIO
                                                         Qual bella
 v’ha che ricusi esser in pregio? E tutti
 veder divoti al suo dominio i cori?
 VENERE
 Né le bastò. Trarre al suo carro avvinti
 gli dii pretese; e osò sedurmi ’l figlio.
 PSICHE
455Al gran nume d’amor chi può far forza?
 VENERE
 Non di contesa, di vendetta è tempo.
 Tristezza ed Ansietà, mie fide ancelle,
 ai vostri la consegno
 viperini flagelli. E tu, superba,
460ti apparecchia a varcar Stige e Cocito
 e da quelle a recarmi onde funeste
 i pregiati liquori, onde più terso
 alla sposa di Pluto
 e d’oro e di cinabbro
465biondeggia il crine e porporeggia il labbro.
 PSICHE
 
    Nulla pavento. Andrò.
 Cocito varcherò torbido e rio.
 
    Ma in quell’immenso orror
 non troverò dolor che agguagli ’l mio.
 
 MERCURIO
470Pietà della tua Psiche, Amor, ti mova.
 AMORE
 Dall’ire della madre
 le fia difesa il figlio. Il mio potere
 temon Pluto e i suoi mostri.
 MERCURIO
 Ma, vinti i mostri e Pluto,
475resta a vincer Ciprigna.
 AMORE
                                              Eh, che più volte
 provò anch’ella quest’arco e questi strali
 e del braccio d’Amor sa qual sia il peso.
 MERCURIO
 A tempo usar convien minacce e preghi.
 Or la madre è in furor, Psiche in periglio;
480e in te parli l’amante e parli ’l figlio.
 
    Fier guardo, occhio altero,
 parlar minaccioso
 non sempre son l’armi
 che vincono un cor.
 
485   Un dir lusinghiero,
 un prego amoroso
 trionfa dell’ira
 e ottiene favor.
 
 AMORE
 Ch’io mi pieghi a viltà con chi mi offende?
490Non son più quel fanciullo
 che di madre paventi; e se m’irrita...
 Basta... Ancor mal conosce i dardi miei.
 Avrò Anchisi, avrò Adoni
 ch’abbian, quant’ella amore, odio per lei.
 VENERE
495Sì sì, fa’ quanto puoi; minaccia, fremi,
 orgoglioso fanciullo.
 Non sortiran tuoi voti
 né a Venere darai nuora mortale.
 AMORE
 Credi tu che d’Averno
500impenetrabil sia l’uscio ad Amore?
 Ad onta tua ne trarrò Psiche.
 VENERE
                                                       A Psiche
 reciderà l’inesorabil parca
 ben tosto il vital filo.
 Per le sacre di Stige acque tremende
505Atropo giurò il colpo;
 e il destin vi consente.
 AMORE
 Oimè! Tutto a’ miei danni?... Ah diva! Ah madre!
 Pietà. Prostrato Amore ecco al tuo piede.
 Rendimi la mia Psiche.
510Alle lagrime mie rendi il mio bene.
 Ah, se morir potessi anch’io con lei,
 te con tanta viltà non pregherei.
 VENERE
 
    Figlio audace, in mio poter
 ho il destin della rival.
515Ella offese il mio gran nume
 e più ancor la mia beltà.
 
 AMORE
 
    Madre, errai. Perdon. Pietà.
 
 VENERE
 
    Al tuo braccio, al tuo dover
 io fidai la mia vendetta;
520e per lei tu m’hai negletta
 con perfidia e con viltà.
 
 AMORE
 
    Madre, errai. Perdon. Pietà.
 
 VENERE
 Mi fai pietà. Vo’ consolarti, o figlio.
 Viva Psiche e rivegga i rai del sole.
525Ma tu lascia di amarla. Io d’altra sposa...
 AMORE
 Che d’amar Psiche io lasci?
 Pria spezzerò quest’arco e questi strali;
 arderò pria quest’ali;
 spegnerò questa face;
530e farò senz’amor languir la terra;
 né tu intorno più avrai piaceri e vezzi
 ma smanie, teme, indifferenze e sprezzi.
 CORO DI DEITÀ (Preceduto da sinfonia)
 
    Dal suo ciel Giove a voi scende.
 Pace, o dea. Cupido, pace.
 
535   Al furor che il sen vi accende,
 tutto langue di tristezza
 e in orror sepolto giace.
 
 GIOVE
 Son giunte al soglio mio, figlia e nipote,
 vostre querele. A ricomporle io scendo.
540Tu, che l’arbitra sei, bella Ciprigna,
 del destino di Psiche,
 racconsola il tuo figlio; o temi un’ira
 che fa tema anche a Giove.
 Sai pur che solo amor conserva il mondo
545e l’orna e l’abbellisce e il fa giocondo.
 E se amor nol sostien, quale è il tuo regno?
 Qual possa ha sua beltà? Placati, o figlia.
 E perché non si dolga
 che femmina mortal si usurpi i voti
550e sia sposa al tuo figlio, olà, qui tosto
 su le vostr’ali, o  venti,
 venga Psiche al mio aspetto. Ite veloci.
 Ecco la fo immortal, dea la consacro;
 e nettare ed ambrosia Ebe a lei porga;
555e cada ogn’ira; ogni piacer risorga.
 CORO
 E cada ogn’ira; ogni piacer risorga.
 GIOVE
 
    Lascia la spoglia fral. Vien più giuliva;
 vien nova dea d’amor, Psiche vezzosa.
 
    E s’io ti fo immortal col farti diva,
560ti fa più lieta Amor col farti sposa.
 
 PSICHE
 Qual ben! Qual sorte! Ancor riveggo Amore?
 Placata è Citerea?
 VENERE
                                    Giove l’impone.
 Vivi, sia Amor tuo sposo. Io vi consento.
 AMORE e PSICHE
 Oh assenso! Oh dono! Oh nodo! Oh godimento!
 CORO
 
565   Tuoi saranno in sì bel dì,
 bella Psiche, i primi onori.
 
 SEMICORO
 
    Tua beltade Amor ferì,
 dio dell’alme e arcier de’ cori.
 
 CORO
 
    Tuoi saranno in sì bel dì,
570bella Psiche, i primi onori.
 
 SEMICORO
 
    Tua virtù vinse e schernì
 empie trame e rii furori.
 
 CORO
 
    Tuoi saranno in sì bel dì,
 bella Psiche, i primi onori.
 
 SEMICORO
 
575   E al tuo merto alfin sortì
 seggio ancor fra i dii maggiori.
 
 CORO
 
    Tuoi saranno in sì bel dì,
 bella Psiche, i primi onori.
 
 GIOVE
 No no, sol negli oscuri
580volumi del destin legge il mio sguardo.
 Tempo verrà che un sì bel giorno onori
 altra gloria, altro nome, altra beltade.
 A lei, benché mortal, senza disdegno,
 non che Venere e Psiche
585ma Palla e Vesta e quante
 di più eccelsa virtù son colme il petto
 cederanno di pregio;
 e sorpreso in vederla
 anche Amor si dorrà , già sposo a Psiche,
590di aver troppo affrettato.
 Felice Oacre, ov’ella nasca! Ed Istro
 più ancor felice, ove avrà impero e sposo!
 Qual volto fia, qual alma
 degna più di regnar? Merto e grandezza
595per lei veranno in gara.
 Pietà, fortezza, pudicizia, fede
 vedrassi in trono al regio fianco assisa;
 e pien del nome augusto udrassi intorno
 ciel risponder e terra: «Elisa, Elisa».
 CORO
 
600   Grande Elisa, in sì bel dì
 tuoi saranno i primi onori.
 
 UNO DEL CORO
 
    Te bellezza e te valor
 cingerà di augusti allori.
 
 CORO
 
    Grande Elisa, in sì bel dì
605tuoi saranno i primi onori.
 
 UN ALTRO DEL CORO
 
    Ma fia pregio a te maggior
 con virtù regnar su i cori.
 
 UN ALTRO DEL CORO
 
    E che t’ami quel gran cor,
 degno ancor de’ nostri amori.
 
 CORO
 
610   Grande Elisa, in sì bel dì
 tuoi saranno i primi onori.
 
 
 Il fine
 
 ALTRA LICENZA PER LA MAESTÀ DELL’IMPERADORE
 
 GIOVE
 No no, sol negli oscuri
 volumi del destin legge il mio sguardo.
 Tempo verrà che un sì bel giorno onori
615altro amore, altra gloria, altro diletto.
 Nascerà tale augusto
 che al suo popol sarà, per lui felice,
 vero amor, forte amor, nobile amore.
 Si amerà perché degno,
620non perché fia sovrano. A chi è vassallo,
 fuorché l’esser amato,
 si può tutto imperar, che non v’ha affetto
 sciolto sì d’ogni legge e d’ogni giogo,
 sì impaziente e schivo
625come l’amor. Ma i popoli, in mirarlo
 sì amabile e sì amante,
 per merto e per dover ameran Carlo.
 
    Carlo augusto, in sì bel di
 tuoi saranno i primi onori.
 
 CORO
 
630   Carlo augusto, in sì bel di
 tuoi saranno i primi onori.
 
 UNO DEL CORO
 
    Te grandezza e te valor
 cingerà di eccelsi allori.
 
 CORO
 
    Carlo augusto, in sì bel di
635tuoi saranno i primi onori.
 
 LA METÀ DEL CORO
 
    Ma fia pregio a te maggior
 con amor regnar sui cori.
 
 CORO
 
    Carlo augusto, in sì bel di
 tuoi saranno i primi onori.
 
 L’ALTRA METÀ
 
640   E che oggetto il sol tuo cor
 sia di tutti i nostri amori.
 
 CORO
 
    Carlo augusto, in sì bel dì
 tuoi saranno i primi onori.